Vertice a Chigi sull’Ucraina dopo lo scontro Lega-Tajani. ‘Serve l’Onu per la tregua. Soldati italiani? No, Caschi Blu’

Un’ora per ribadire il fermo posizionamento atlantista e la necessità che in Ucraina si torni a valorizzare il ruolo delle Nazioni Unite per giungere a un cessate il fuoco. È quanto emerge dal vertice di governo a Palazzo Chigi, a cui hanno preso parte Giorgia Meloni, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, per riallinearsi come governo sul dossier, dopo le polemiche dei giorni scorsi, con la Lega all’attacco del ministro degli Esteri e la dura replica del fondatore di Forza Italia. Non è un caso che fonti del governo tengano a sottolineare il clima “positivo” e la “totale concordanza” sulle varie questioni trattate in vista del nuovo summit dei “volenterosi” al quale la presidente del Consiglio parteciperà giovedì a Parigi.
“Nel corso della riunione – si legge in una nota di Palazzo Chigi – è stato riaffermato l’impegno alla costruzione, insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti, di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico. Ciò anche sulla base di un modello che in parte possa ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 della Nato, ipotesi che sta riscontrando sempre più interesse tra i partner internazionali”. E si sottolinea l’importanza di tornare a coinvolgere attivamente l’Onu nell’ottica di garantire un cessate il fuoco il più rapido e duraturo possibile: nell’incontro, si legge, è stato “affrontato il tema dell’attuazione e del monitoraggio del cessate il fuoco, su cui si sta facendo spazio un possibile ruolo delle Nazioni Unite che il Governo italiano sostiene da tempo”.
Proprio le Nazioni Unite, a differenza di quanto previsto dalla proposta anglo-francese sui “volenterosi” europei, dovranno guidare le forze di interposizione in Ucraina, sostiene il governo. Che ha tenuto a ribadire che “non è prevista alcuna partecipazione nazionale a una eventuale forza militare sul terreno”, con Tajani che ha specificato come “non inviare militari in missione che non siano delle Nazioni unite è l’unica condizione per noi per inviare militari” in Ucraina. “Rimane l’opzione, una sorta di art.5 bis della Nato per garantire la sicurezza europea e per proteggere l’Ucraina”. Il “dibattito è in corso ma siamo concordi, ne abbiamo parlato con il Presidente del Consiglio, il vicepresidente Salvini, ministro della Difesa Crosetto”. C’è “condivisione sulla posizione che terrà il Presidente del Consiglio”. Riassumendo, l’Italia ribadisce che non invierà mai soldati come Stato, ma eventualmente solo nell’ambito di una missione dei Caschi Blu dell’Onu.
Accanto alla questioni legate a Kiev, Tajani ha poi affrontato in una riunione coi diplomatici anche il tema dei dazi americani sui prodotti europei, pronti a scattare dal 2 aprile. Il titolare della Farnesina ha sottolineato la necessità di coordinarsi con l’Ue per mettere a punto azioni di risposta per scongiurare una guerra commerciale pericolosa per tutte le parti in causa.